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primavera

domenica 23 novembre 2014

E allora…che cos’è una mamma?



“Come si coniuga il verbo madre?”, “non è un verbo”, “Amare, fare, dare, ascoltare, confortare, gioire, piangere, abbracciare, baciare, accarezzare, sentire, curare, sostenere, proteggere, insegnare, accompagnare, ricordare, studiare, leggere, pulire, cucinare, nutrire, vegliare, urlare, sussurrare, cantare, sorridere, correre, saltare, educare, comprendere, perdonare, subire, angosciarsi, sollevare, soffrire, tacere, parlare”, “Avete ragione, madre non è un verbo solo, ma tutti i verbi di una vita” F.B. Giacomin.

Mamma è la versione affettuosa e intima di madre. Cercando sul web e su dizionari cartacei, la definizione di madre più frequente è: la donna che ha concepito e partorito, in rapporto alla prole ( m. di molti figli ; m. tenera, affettuosa, amorosa ; la tutela delle ragazze m. ), simbolo di dedizione e di affetto incondizionato ( il cuore di una mamma). Passando per definizioni più ironiche: “Mamma: una persona che fa il lavoro di venti persone. Gratis. Vedi anche alla voce masochista o santa.”
Mamma è colei che genera e colei che offre un amore incondizionato. Non solo.
La mamma è colei negli occhi della quale il bambino si riconosce: da lei viene riconosciuto e sa di esistere. A lei, in modo totale, si affida per la propria sopravvivenza. E’ lei che lo aiuta ad interagire con il mondo. E’ da lei che il bambino può tornare sicuro dopo aver esplorato l’esterno.
La maternità passa attraverso la gestazione, attraverso il parto e la nascita. E’ un atto fisico di dono della vita (e della propria salute, sebbene per un lasso di tempo determinato). Poi c’è il resto della vita di quella creatura che necessita di cure e amore. Una mamma si incarna, allora, in quella cura ed amore o nel donare la vita attraverso e al di là della propria? Se una donna non ha la possibilità di vivere entrambi questi aspetti è, dunque, “meno” mamma di chi vive entrambe le esperienze? E chi quell’amore lo può dare solo in certi momenti e non sempre, perché le condizioni economiche, psichiche, fisiche non lo permettono?
Per quanto possa leggere, opinioni di esimi psicologi e mamme, non ci sono definizioni complete che mi convincano.
E penso: chi può decidere chi è una mamma?
La legge? Alcuni episodi recenti, come i gemelli (concepiti in vitro e scambiati prima dell’impianto in utero) affidati alla donna che li ha partoriti e non alla madre biologica, le adozioni internazionali di bimbi affidati a genitori lontani con diritto di recesso se l’infante presenta delle patologie, mi fanno pensare che la legge non sia molto chiara riguardo a come gestire situazioni anomale e non e che l’interesse dei bambini e degli adulti vengano confusi e restino inascoltati.
La società? A seconda della cultura e della nazione di provenienza c’è la promozioni di forme familiari e di maternità diversissime e controverse. Dal “semplice” gesto di allattare in pubblico, ormai prassi in certi paesi mentre in altri è frutto di lotte e manifestazioni, alle adozioni da parte di coppie formate da individui dello stesso sesso, osteggiate con orrore e minacce di eterna dannazione in molti luoghi e soggetto per sit – com in altri. Nemmeno la società offre uno sguardo univoco per determinare chi sia una mamma.
Poi ci sono le donne, e gli uomini, che si ritrovano a prendersi cura di piccole creature. Ognuno a suo modo e con i suoi limiti dona il proprio amore e il proprio sé affinché quella creatura possa sopravvivere. Non il genere né il grado di parentela può determinare la profondità di quell’affetto o la dedizione.
In molti si sentono inadeguati al ruolo e alcuni, per ragioni diverse, possono esserlo. Altri vorrebbero ma, legge, società, situazioni familiari e mille altri motivi, impediscono a queste persone di poter esprimere la propria genitorialità.
Allora penso a quando vado a prendere i miei nipoti a scuola e vedo i bimbi più piccoli che corrono incontro alla mamma. Il loro sguardo, la fiducia nel lanciarle le braccia al collo.
Già dalle prime settimane il neonato riconosce i contorni del viso della mamma e, soprattutto, il suo odore e il suo seno. Durante i primi due mesi sa che quelle forme appartengono a lei, colei che lo nutre e lo protegge. Durante il periodo della lallazione la ripetizione di sillabe come“ma-ma” diventa uno dei passatempi preferiti dai piccini. Eppure in quelle due sillabe, attribuibili o meno al significato di mamma, c’è già tutto. Tu mi vedi e anche io, adesso, ti vedo. E penso che sono i bambini che, infine, decidono chi sia la mamma e chi il papà. Ha poco a che fare con definizioni e concetti. E ha a che fare con ciò che hanno più sviluppato, senza strutture e senza domande, solo istintivamente: un profondo e intimo sentimento di appartenenza.

E per voi che cos’è una mamma? Se avete voglia lasciate un commento o scrivete a chiaramarturano@gmail.com

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