Questa è una vera e propria
pagina del mio diario segreto. L'ho scritta in un momento triste, in cui ero
più che triste. Ero addolorata. Poi le cose sono andate meglio. Ma all'epoca,
otto mesi fa, non lo sapevo ancora che sarebbero andate diversamente.
Ho deciso di pubblicare queste
righe perché la condivisione mi ha aiutata a stare meglio e a non sentirmi
sola. Mi sono riconosciuta in altre storie. E se qualcuno si riconosce in
questa di storia...la scriva. O se solo si riconosce, non si senta troppo sola.
Perchè quando si vuole diventare
mamma, non sempre il cammino è facile. Quando si cambia, quando si decide di
trasformare la propria vita non è mai una strada semplice quella che si
intraprende.
Un anno fa.......
Ero
incinta. Non lo sono più. Mi sono sentita piena. Mi sono sentita vuota. Come
mai prima. Mi sono sentita felice. Ho sentito un profondo dolore. Dono e
perdita. In un attimo. Desiderio e delusione. Non mi dilungherò su un’analisi
approfondita del perché abbia provato certe emozioni. L’ho già fatto. Non ha
avuto molto senso. E l’ho accantonato.
A 25
anni, primo amore e una o più strade da tentare per l’evoluzione e la
realizzazione individuale, l’idea di restare incinta era terrificante. 7 anni
dopo ogni parte di me lo desidera. Sarà biologia, sarà egoismo, sarà l’età
anagrafica, saranno le pressioni socio-culturali-economico-filosofiche. So solo
che, pur temendo le responsabilità e avendo mille dubbi, tra cui “ma davvero lo
voglio fare con questo tizio?!”, c’è un’energia dentro di me che mi invade.
“voglio,
fortissimamente voglio”. Sono pronta? Ah sì, certo! Anche quando le amiche con
figli piccoli mi accolgono in casa con occhiaie da spavento, in mezzo a
rigurgiti e pannolini. Ah! Ma sarà bellissimo! Anche quando mi raccontano
dell’ennesima notte insonne e io mi accorgo di guardarle con l’occhio febbrile
di chi non vede l’ora di passarci.
E, poi,
ogni bambino incontrato per strada ha un colore di occhi, di capelli e quel
nasino che potrebbe avere anche lui o lei. Magari prende dalla nonna, o dalla
bisnonna…insomma, ci sarà pur qualche avo con i capelli rossi, gli occhi
azzurri e il nasino a patata!
Ero
ancora intenta e perduta in questi sogni. Già mi toccavo il basso ventre e gli
dicevo che lo avrei amato. Poi i dolori. Non tanti, era presto. E poi le
perdite. E non c’era più.
Prima il panico: che fare? Ma non c’era molto da
fare, se non aspettare. Non è come il ciclo. Primo perché lo sai. Poi perché le
perdite durano parecchio. Poi perché agli esami, già prenotati, te lo chiedono.
Poi perché alla visita, la farmacista che ti ha venduto lo stick, ti riconosce e
ti invita a passare avanti a tutti perché pensa che tu sia ancora incinta. Poi
perché i pochi a cui l’hai detto, tocca avvisarli prima che ti chiedano cose.
Cose qualunque. Poi perché se chiedi silenzio, c’è sempre qualcuno che vuole
dire la sua. Poi perché davvero lo volevi e vorresti avere le nausee ora.
La
statistica degli aborti spontanei nel primo trimestre, specie durante la prima
gravidanza, è molto alta: va dal 15 al 20/25%. Si alza con l’età della donna. È
solo una statistica quando cerchi di concepire. Un numero che, distrattamente,
conosci leggendo blog riguardanti la gravidanza. È un numero bello alto. Ma
succederà a qualcun altro. E poi lo desideri così tanto. È bene pensare
positivo.
Ogni
volta che arriva il ciclo è una delusione. Finalmente 1° giorno di ritardo ed
inizia il countdown. E pensi sia lì. E c’è. E sembra che capiti a qualcuno che
non sei tu perché è troppo bello per essere vero.
Sono
stata cauta nel dirlo. Sia prima che dopo.
Quando
ho deciso di aprirmi ho scoperto che molte persone a me vicino ci sono passate.
Eppure è una cosa di cui si parla così poco. È poco condiviso: è difficile
parlarne, è difficile da affrontare, e poi quando arriva davvero il tuo bimbo
passa tutto. Non sempre è così. A volte capita quando l’hai già visto bene
nelle prime eco, o ne hai sentito il battito. E non sempre è spontaneo. E non
sempre c’è il lieto fine.
Se da
una parte desidero riprovarci, dall’altra ho paura di ripassarci e che possa
essere peggio. Diventare mamma non è così facile. Si passa anche attraverso la
perdita. Ed è un lutto. Qualcuno accenna frasi come: era cosa da poco, capita a
tante, doveva andare così, è la natura. È tutto molto vero. Non quando capita a
te. Con il tempo le comprendi queste frasi e le trovi appropriate. Lì per lì è
solo sofferenza e il desiderio è "lasciatemi piangere".
Oggi aspetto una bimba. I primi mesi ho avuto delle nausee tremende. Un po' gli ormoni e un po', quelle nausee, mi rassicuravano sul fatto che lei ci fosse e fosse con me. Poi passa. E quando vedi che c'è e sta bene, stai meglio anche tu. E' difficile arrivarci a quel punto. E ci sono arrivata. E mi godo i suoi calci.

Nessun commento:
Posta un commento