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primavera

giovedì 5 marzo 2015

Un nido vuoto...quando una mamma fatica a nascere


Questa è una vera e propria pagina del mio diario segreto. L'ho scritta in un momento triste, in cui ero più che triste. Ero addolorata. Poi le cose sono andate meglio. Ma all'epoca, otto mesi fa, non lo sapevo ancora che sarebbero andate diversamente.
Ho deciso di pubblicare queste righe perché la condivisione mi ha aiutata a stare meglio e a non sentirmi sola. Mi sono riconosciuta in altre storie. E se qualcuno si riconosce in questa di storia...la scriva. O se solo si riconosce, non si senta troppo sola. 
Perchè quando si vuole diventare mamma, non sempre il cammino è facile. Quando si cambia, quando si decide di trasformare la propria vita non è mai una strada semplice quella che si intraprende.


Un anno fa.......

Ero incinta. Non lo sono più. Mi sono sentita piena. Mi sono sentita vuota. Come mai prima. Mi sono sentita felice. Ho sentito un profondo dolore. Dono e perdita. In un attimo. Desiderio e delusione. Non mi dilungherò su un’analisi approfondita del perché abbia provato certe emozioni. L’ho già fatto. Non ha avuto molto senso. E l’ho accantonato.

A 25 anni, primo amore e una o più strade da tentare per l’evoluzione e la realizzazione individuale, l’idea di restare incinta era terrificante. 7 anni dopo ogni parte di me lo desidera. Sarà biologia, sarà egoismo, sarà l’età anagrafica, saranno le pressioni socio-culturali-economico-filosofiche. So solo che, pur temendo le responsabilità e avendo mille dubbi, tra cui “ma davvero lo voglio fare con questo tizio?!”, c’è un’energia dentro di me che mi invade.

“voglio, fortissimamente voglio”. Sono pronta? Ah sì, certo! Anche quando le amiche con figli piccoli mi accolgono in casa con occhiaie da spavento, in mezzo a rigurgiti e pannolini. Ah! Ma sarà bellissimo! Anche quando mi raccontano dell’ennesima notte insonne e io mi accorgo di guardarle con l’occhio febbrile di chi non vede l’ora di passarci.

E, poi, ogni bambino incontrato per strada ha un colore di occhi, di capelli e quel nasino che potrebbe avere anche lui o lei. Magari prende dalla nonna, o dalla bisnonna…insomma, ci sarà pur qualche avo con i capelli rossi, gli occhi azzurri e il nasino a patata!

Ero ancora intenta e perduta in questi sogni. Già mi toccavo il basso ventre e gli dicevo che lo avrei amato. Poi i dolori. Non tanti, era presto. E poi le perdite. E non c’era più. 
Prima il panico: che fare? Ma non c’era molto da fare, se non aspettare. Non è come il ciclo. Primo perché lo sai. Poi perché le perdite durano parecchio. Poi perché agli esami, già prenotati, te lo chiedono. Poi perché alla visita, la farmacista che ti ha venduto lo stick, ti riconosce e ti invita a passare avanti a tutti perché pensa che tu sia ancora incinta. Poi perché i pochi a cui l’hai detto, tocca avvisarli prima che ti chiedano cose. Cose qualunque. Poi perché se chiedi silenzio, c’è sempre qualcuno che vuole dire la sua. Poi perché davvero lo volevi e vorresti avere le nausee ora.

La statistica degli aborti spontanei nel primo trimestre, specie durante la prima gravidanza, è molto alta: va dal 15 al 20/25%. Si alza con l’età della donna. È solo una statistica quando cerchi di concepire. Un numero che, distrattamente, conosci leggendo blog riguardanti la gravidanza. È un numero bello alto. Ma succederà a qualcun altro. E poi lo desideri così tanto. È bene pensare positivo.

Ogni volta che arriva il ciclo è una delusione. Finalmente 1° giorno di ritardo ed inizia il countdown. E pensi sia lì. E c’è. E sembra che capiti a qualcuno che non sei tu perché è troppo bello per essere vero.

Sono stata cauta nel dirlo. Sia prima che dopo.

Quando ho deciso di aprirmi ho scoperto che molte persone a me vicino ci sono passate. Eppure è una cosa di cui si parla così poco. È poco condiviso: è difficile parlarne, è difficile da affrontare, e poi quando arriva davvero il tuo bimbo passa tutto. Non sempre è così. A volte capita quando l’hai già visto bene nelle prime eco, o ne hai sentito il battito. E non sempre è spontaneo. E non sempre c’è il lieto fine.

Se da una parte desidero riprovarci, dall’altra ho paura di ripassarci e che possa essere peggio. Diventare mamma non è così facile. Si passa anche attraverso la perdita. Ed è un lutto. Qualcuno accenna frasi come: era cosa da poco, capita a tante, doveva andare così, è la natura. È tutto molto vero. Non quando capita a te. Con il tempo le comprendi queste frasi e le trovi appropriate. Lì per lì è solo sofferenza e il desiderio è "lasciatemi piangere".

Oggi aspetto una bimba. I primi mesi ho avuto delle nausee tremende. Un po' gli ormoni e un po', quelle nausee, mi rassicuravano sul fatto che lei ci fosse e fosse con me. Poi passa. E quando vedi che c'è e sta bene, stai meglio anche tu. E' difficile arrivarci a quel punto. E ci sono arrivata. E mi godo i suoi calci. 

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