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primavera

domenica 19 luglio 2015

Cara neo mamma, sei grassa! Quando fare shopping ferisce...

Iniziamo dai fatti. Dopo settimane, finalmente, riesco ad andare in un negozio monomarca premaman dall'altra parte della città. E' una marca che conosco. Ho un vestitino comprato quando ero incintissima. So che alcuni di questi abiti sono anche adatti all'allattamento. A Settembre, una carissima amica si sposa e, così ho pensato di farci un salto sperando di trovare un vestito adatto all'occasione e che mi permettesse di allattare la pargola. Entro. La prima domanda di chi mi riceve: "che taglia porta?" "48". Non sembra convinta. Pensa , forse, che ne indossi una (o due o tre...cento) di più. Mi mostra un paio di vestiti: uno non va bene per allattare, l'altro non mi piace. Cerca. Prima osservazione: "sa ne ho poche,ormai, in tante mi hanno chiesto taglie grosse". Quando, in un negozio di abbigliamento, iniziano ad usare il termine grosse, per le taglie, so già cosa sta pensando la commessa e come andrà a finire. Provo un paio di vestiti, niente male. Almeno così penso io. La signora non è d'accordo: "magari il tessuto cede". All'ennesima affermazione di questo tipo le chiedo: "ma pensa che tiri?" (io mi sentivo comoda...) "Ma no, un pochino. Comunque il tessuto cede". Provo un altro abito. Ed ecco la perla. "Quando ce l'ha il matrimonio? Presto?" E qui, inizio ad intravedere dove sta andando a parare. "No, a Settembre." "Ah, bene. Così ha il tempo per dimagrire un altro po'." "Scusi?" "eh si, io anche c'ho messo un po' a perdere." Rispondo"Guardi, della gravidanza ho perso tutto, sono io che sono così. " "Ma allatta, anche il seno sarà grosso." Ormai le staccherei la testa"Ho preso si e no una taglia." Con aria sconsolata "Ah, allora niente." A questo punto mi girano in maniera vorticosa. Da una persona che ha cercato di umiliarmi non compro nulla e decido di "pensarci". Vado alla cassa per recuperare le mie cose e la tipa, imperterrita, continua con la storia della dieta e del tessuto che cede. A questo punto le rispondo che trovo inopportune certe affermazioni tanto più rivolte ad una persona che ha partorito 5 mesi prima e che, magari, potrebbe anche avere dei problemi rispetto al proprio peso e che lei non conosce. E qui si svela la carogna che è: mi guarda e sorride, fa finta di nulla e ribadisce la cedibilità del tessuto. Le dico che non ha capito nulla e me ne vado.
In quel sorriso beffardo c'è tutto il giudizio che, da subito, ha impedito a lei la vendita e a me di uscire contenta e felice con il mio abito per il matrimonio.
Come counselor ho scelto di occuparmi, in particolare, di maternità e di alimentazione. Comune denominatore: la donna e i fantasmi con cui si trova a combattere.
Sempre più spesso, ragazze via via più giovani, si ritrovano a combattere con un'immagine del proprio corpo distorta e la pubblicità, le amiche e le commesse non le aiutano nella lenta e, a volte troppo, dolorosa accettazione della propria fisicità. Negli ultimi anni, l'età in cui insorgono disturbi legati all'alimentazione si è abbassata ed alzata: possono soffrirne bimbe di 8 anni e donne di 40. Non sembrano essere pià legati alla fase di cambiamento e di smarrimento tipico dell'età adolescenziale. Altri fattori influenzano e favoriscono l'insorgere di questo disagio. Uno dei più importanti: la pressione sociale.
Certo, non sarà la commesa di turno a provocarlo. Ma può fare molti danni. E, se non si hanno gli strumenti per difendersi, la ferita inferta è profonda.
Chi è mamma da poco ha tante cose a cui pensare e di cui occuparsi. Eppure è proprio in questo periodo che l'immagine positiva di sè vacilla. Ritrovare la forma fisica può diventare un chiodo fisso, sentirsi non più desiderabili porta a sofferenza.
Una neo mamma è tosta quando si tratta del proprio cucciolo, ma può essere molto fragile riguardo a se stessa. E certi commenti non aiutano.
Come difendersi? Innanzitutto guardandoci. Diamo uno sguardo a questo corpo, così cambiato e sempre uguale. Non distogliamo lo sguardo. Accarezziamolo e prendiamocene cura: con una doccia, massaggiandolo con l'olio del pargolo, abbracciandolo, mettendo dello smalto sui piedi, una seduta dall'estetista (magari a casa con la nonna che guarda il pupo). Tempo per noi ce n'è sempre poco, pochissimo, un soffio. Chiediamo aiuto per riprenderne un po'. Quel tanto che basta a guardarci. E' un corpo ancora pieno. Di energie e di speranza, oltre che di ansia e pensieri.
Guardo mia figlia e penso che vorrei un mondo dove i giudizi non esistono. La verità è che la prima a non giudicarsi, male, devo essere io ed è questo che vorrei insegnarle. Ed è questa la vera difesa di sé.

Piano piano scriverò, con il vostro aiuto, altri post rispetto a qualche esperimento da fare riguardo alla propria immagine. Se avete dei suggerimenti, scrivete.

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