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| Illustrazione di Puuung |
I primi due anni di vita del bambino (ne parlerò in un altro post, nel frattempo consiglio la lettura del libro di Laura Gutman) la mamma vive in simbiosi con il pargolo. E non più con il papà. Tutto ruota attorno alla protezione del piccolo. I mesi dopo il parto, poi, sono caratterizzati da stress: essere all'altezza del ruolo, i pianti, l'allattamento, un corpo che è cambiato, l'ormone (benedetto!) ballerino e la mancanza di tempo. Tempo per oziare, tempo da perdere, tempo per noi due.
Poi succede. Succede che una sera, tuo figlio decide di addormentarsi ad un orario decente. Succede che lo molli in culla o nel lettone e tu puoi andartene in cucina dove c'è lui che ti aspetta con la cena fredda. E succede che ti guardi, sorpreso, ed è un attimo riprendersi. Ehi, ciao, ti ricordi di me?! Ci si salta addosso, per fare l'amore, o per farsi le coccole, o solo per abbracciarsi e ricordarsi che si è coppia ancora. E' importante mancarsi ed è importante ritrovarsi. Si è stanchi, sporchi, mal vestiti, stressati. Chissene. Dirsi ciao e farsi una coccola, abbracciarsi come in questo quadro, per ricordare all'altro e, a se stessi, che è da questo amore ed è da questo affiatamento che è nata la creatura che dorme di là. Tra le promesse da farsi e rifarsi c'è questa: appena c'è un attimo, chiamiamoci, vediamoci, stiamo insieme, perdiamoci in un abbraccio. C'è tempo per i conti, per la burocrazia, per gli impegni, per chiarirsi e comunicare con il partner, come consigliano molte riviste e come consiglio come counselor. Diamo spazio e tempo alla fisicità, prima. Non alla passionalità, ma alla complicità, alla comprensione, al sostegno dell'altro. Io ci sono per te. Io ho tempo per te. Il tempo per la coppia non è, sicuramente, mai sprecato.

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