Quando si parla di maternità sembra che non ci sia posto per sentimenti ed emozioni diverse da felicità ed amore. Timidamente, specie all'inizio, si parla di stanchezza. Poi ci sono le ansie e le paure delle mamme, quasi da riderne.
Quando ho provato a cercare su internet rabbia e maternità ho trovato solo un libro inerente l'argomento. Rabbia, frustrazione e, inevitabilmente, senso di colpa sembrano sentimenti troppo lontani dal concetto di genitorialità. Ogni tanto capita di vedere bimbi piangenti e mamma e papà furibondi. Ma, in genere, si tratta di bambini più grandi. Chi potrebbe urlare ed arrabbiarsi con un neonato?!
Gli scaffali delle librerie sono zeppi di manuali del bravo genitore: come mettere a letto tuo figlio, come fargli mangiare tutta la pappa, come farlo smettere di piangere, di fare i capricci, di stare in braccio e così via. Tutti metodi e strategie per crescere bimbi sani e adulti felici, a detta degli spot che li pubblicizzano. Perché i bimbi devono essere felici. Perché i genitori devono essere felici.
Un pomeriggio di qualche anno fa, andai a trovare mia sorella e mia nipote che, all'epoca, avrà avuto 3 anni. "Tesoro di zia, quanto sei dolce e bella" dissi io. Mia sorella, con occhio degno delle peggiori matrigne Disney, rispose " E' la figlia di satana, altro che!". Uscii da casa sua pensando "ma quale madre sciagurata direbbe una cosa del genere di sua figlia!?". Fino a che non ho avuto Emma.
I neonati hanno occhi troppo grandi per un viso molto piccolo, le ciccette che escono dappertutto, un profumo inebriante. la pelle morbida, lallano...tutto per intenerire l'adulto che lo accudisce. Eh sì! Perché quando non dormono, piangono come se non ci fosse un domani, sporcano se stessi, te, il letto, il compagno, le pareti di casa subito dopo aver fatto il bagnetto, urlano nel momento esatto in cui il tuo occhio si è coraggiosamente chiuso speranzoso di raggiungere, non dico la fase rem, ma almeno di vedere la prima pecora, sentimenti di rabbia e frustrazione prendono il posto dell'amore e della compassione. E l'idea di suonare ai vicini (il nostro lo abbiamo ribattezzato Gargamella. Ogni volta che lo vediamo passare canticchiamo la canzone dei puffi). e lasciargliela sembra l'unico chance di sopravvivenza.
Emma era nata da poco. Allattamento 24h. Una mattina, all'alba, mi ritrovai in una sorta di dormiveglia pensando "adesso le metto il cuscino sulla faccia e così dormo". Mi svegliai assalita dall'angoscia e dalla vergogna che, anche solo una piccolissima parte di me, seppure in stato di semincoscienza, potesse aver pensato una cosa del genere.
Eppure succede di essere così stanchi e di pensare che sia tutto fuori dal nostro controllo. Ma come mai, pensiamo, non sono in uno stato di estasi perenne? E, così, corriamo in libreria a comprare il manuale per riprendere in mano la situazione e impedirci di sentire sentimenti ed emozioni che, ci hanno insegnato, sono brutti e sono da allontanare.
E se, invece, crollassero tutti questi tabù? E se provassimo ad accettare che sono parte di noi, quei sentimenti? Provare e immaginare non significa mettere in atto. Anzi. Certi scatti, certi comportamenti sono il frutto di inconsapevolezza e di repressione di parti di noi.
Bowlby, psicanalista inglese, scriveva "Chi fornisce le cure deve a sua volta riceverne". E se, ogni tanto, ci prendessimo cura di noi perdonandoci le nostre imperfezioni?

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